Il dramma della Xylella
Da anni la Puglia vive un dramma che rischia di mutare la storia di questa terra. Sono più di 1.500 gli ulivi eradicati in seguito all’applicazione dei vari Piani di emergenza emanati dal governo per contenere il contagio della xylella fastidiosa. Non solo quelli secchi e malati, sono stati abbattuti anche quelli sani entro un raggio di 100 metri. Per darvi un’idea, ci sono terreni in cui per 10 alberi malati (non morti) sono stati distrutti fino a 900 ulivi sani.
Tutta colpa della sputacchina, un piccolo insetto noto per la grande capacità di salto identificato come principale vettore del batterio. La sputacchina corre e va veloce, tanto che oggi è arrivata fino al nord barese, così oltre ai trattamenti fitosanitari nel terreno dopo le eradicazioni, è stato disposto l’uso di insetticidi, previsti tra le misure prioritarie e obbligatorie di prevenzione dopo le bacchettate all’Italia da parte della Commissione EU per non aver fatto il possibile per arginare il fenomeno. Paradosso, tra gli insetticidi vi sono sostanze neonicotinoidi, bandite dalla stessa Unione Europea dal 2019 perché dannose per la salute umana. Per questo motivo molti sindaci si sono opposti al loro uso con un’ordinanza a tutela dei cittadini.
In questi anni alcuni proprietari dei terreni hanno accettato passivamente la decisione del governo, mentre molti piccoli agricoltori si sono opposti presentando ricorsi contro i tagli indiscriminati. Sono quelli che vivono prevalentemente dei prodotti della terra e che hanno condotto battaglie sostenute da movimenti e da gente comune. Perché, come dice Luigi, “se l’albero si ammala si cura, sempre con i metodi più vicini a lui, più naturali. Solo se l’albero è morto si spianta”.
Sul fenomeno della xylella fastidiosa, individuato per la prima volta nel basso Salento nel 2013, rimangono ombre e misteri e nessuna certezza di verità. Nelle foto alcuni momenti delle eradicazioni avvenute nella provincia di Brindisi tra il 2015 e il 2017.